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Nel paese del Sol Levante è ritornato l’antico uso di avvolgere oggetti di qualsiasi tipo, compresi cibi e bevande, nei tipici foulard di colori, stoffe, fantasie diverse, espressione della “wrapping culture” giapponese. Un piacere per gli occhi ma anche per l’ambiente, visto che si possono riutilizzare all’infinito.
In principio era il “furoshiki“, il tradizionale foulard giapponese, più o meno prezioso nel tessuto o nelle decorazioni, utilizzato per avvolgere oggetti e scatole. Il suo uso risale all’epoca Nara (710-784), quando era destinato a proteggere oggetti di valore appartenenti ai membri della famiglia imperiale.
Nella successiva, brillante e raffinata epoca Heian (794-1185) il suo impiego si allarga al trasporto e alla conservazione dei ricercati kimono nei cui numerosi strati si drappeggiavano i nobili della corte, per poi approdare con l’emergere della vivace e gaudente borghesia metropolitana agli inizi del 1600 alla più popolare atmosfera dei bagni pubblici.
Ed è proprio